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  • Immagine del redattoreCoachtree Andrea Cenni

Eraclito e il ...cambiamento. (Stupendo intervento di Nicola Donti in questo video) - Panta rei -


Eraclito e il divenire

Eraclito è uno dei filosofi più importanti della storia del pensiero occidentale. Nato ad Efeso, in Asia Minore, nel VI secolo a.C., è noto per la sua visione del mondo come un continuo divenire, in cui tutto è in costante cambiamento.

La frase più famosa di Eraclito è "Panta rei", che significa "tutto scorre". Questa frase riassume la sua concezione del mondo come un flusso continuo, in cui nulla è statico o permanente. Secondo Eraclito, anche gli oggetti che ci sembrano più stabili sono in realtà in costante mutamento, anche se questo mutamento è impercettibile ad un occhio non attento.

Un esempio di questo concetto è la metafora del fiume:

Non possiamo entrare due volte nello stesso fiume, perché le acque che ci bagnano la prima volta sono già andate via.

In questo senso, il fiume è un simbolo del mondo stesso, che è in continuo cambiamento.

L'idea di divenire è strettamente correlata alla dottrina dei contrari, secondo la quale il mondo è costituito da due forze opposte che si attraggono e si respingono continuamente. Questi contrari sono, ad esempio, il caldo e il freddo, il giorno e la notte, la vita e la morte.

Secondo Eraclito, il mondo è il risultato dell'interazione tra questi contrari. Il divenire è quindi il risultato di un conflitto costante tra forze opposte, che si combinano e si trasformano continuamente.

Un esempio di questo concetto è l'aforisma di Eraclito sulla lira:

"La lira e la cetra sono concordi nello stesso accordo, ma le corde che sono in disaccordo producono la musica."

In questo aforisma, Eraclito paragona il mondo a una lira o una cetra, che produce musica dal contrasto tra le sue corde. Allo stesso modo, il mondo è un'armonia di contrari, che si combinano per creare un tutto unico.

L'idea di divenire ha avuto un'influenza profonda sul pensiero occidentale. È stata ripresa da molti filosofi successivi, tra cui Hegel, Marx e Nietzsche. Il divenire è un concetto fondamentale per comprendere il mondo che ci circonda, e la visione di Eraclito ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, attenti ai mutamenti che si verificano continuamente.



Gli svegli e i dormienti

Eraclito divide le persone in due categorie: gli svegli e i dormienti. Gli svegli sono coloro che sono in grado di comprendere il divenire, mentre i dormienti sono coloro che si illudono che il mondo sia statico e immutabile.

Secondo Eraclito, gli svegli sono in grado di vedere il mondo per quello che è, un flusso continuo di cambiamenti. I dormienti, invece, sono ciechi a questo cambiamento, e vivono in un mondo illusorio.

In un frammento, Eraclito paragona gli svegli e i dormienti a coloro che sono svegli e a coloro che dormono:

"Egli è sveglio, mentre gli altri dormono."

In questo frammento, Eraclito afferma che gli svegli sono gli unici che sono veramente svegli, mentre gli altri sono semplicemente addormentati. Gli svegli sono in grado di vedere il mondo per quello che è, mentre gli altri sono ciechi alla verità.

L'idea di svegli e dormienti è un altro concetto fondamentale del pensiero di Eraclito. È un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a cercare di andare oltre le illusioni e vedere la realtà per quello che è.


La visione del mondo di Eraclito è una visione radicale e rivoluzionaria. È una visione che ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, a cercare di andare oltre le illusioni e vedere la realtà per quello che è.

L'idea di divenire è un concetto fondamentale di questa visione. Il divenire è il principio che governa il mondo, e che ci permette di comprendere la natura del cambiamento e della trasformazione.



Il testo che segue è tratto da


Armonia In tal senso il logos sembra descrivere il movimento di una danza, prendendo le sembianze dell’armonia. Ma cosa si intende tradizionalmente con armonia? Negli aforismi eraclitei, essa non viene fatta corrispondere come nella scala musicale pitagorica all’ottava intesa come passaggio da una frequenza ad un’altra doppia; ma diversamente essa vi risulta riferita alla tensione della corda dell’arco tesa tra i due opposti estremi, propulsiva della freccia. Afferma il filosofo :“ Dell’arco invero il nome è vita, ma l’opera è morte.” (14 A8). E ancora : “Armonia contrastante come nell’arco e nella lira.” ( 51b) L’arco vi è pertanto considerato, come da accezione greca, simbolo di vita. L’arco e la vita erano all’epoca chiamati con lo stesso nome diversamente accentato: Bios (vita), Biòs (arco) Ergo: l’armonia della vita starebbe nella tensione, dunque nel contrasto (gr.polemos), nella contraddizione. “Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re” (53). Allora come coniugare razionalmente contrasto ed armonia, evitando l’ottava, ossia l’elevazione di tonalità? A tal fine analizziamo questo concetto di tensione attraverso la mitologia greca. La dèa Armonìa nasce da Venere e Marte, cioè dalla composizione del contrasto. E’ solo in seconda battuta, cioè dalle nozze successive di Cadmo ed Armonia che nascerà la stirpe guerriera ed insorgeranno lotte e distruzione, mostrando la spaccatura della tensione nel punto di superamento del limite che avvia quel processo degenerativo in cui il contrasto si trasforma in prevaricazione e l’armonia vitale in morte. Di Armonia come vita quindi si può parlare fintantochè la tensione viene mantenuta, dunque contenuta dal polemos, vale a dire dal contrasto, dalla contrapposizione degli estremi dell’arco della vita (Armonia discors)

La Freccia della Sapienza

Trasponendo tale immagine a livello gnoseologico metaforico, otteniamo che il pensiero può essere fecondo e generare vita – come dimostra lo scoccare della freccia, rappresentativa in questo caso dell’idea, ossia dell’intuizione unificante – se il suo movimento vitalmente contrastante, viene contenuto nella tensione degli opposti. “Ciò che si oppone converge e la più bella delle trame si forma dai divergenti e tutte le cose sorgono secondo la contesa.” (14, A5). Si tratta pertanto di un rapporto di relazione tra gli opposti. Etimologicamente arma, da cui armonia, in greco significa relazione. Dunque la contrapposizione è vitale e feconda se contenuta nella relazione. Ma a cosa dobbiamo riferire la relazione? Se l’essere umano è homo symbolicus ed il suo elemento caratterizzante è la parola, la relazione è riferita al dialogo, inteso come da etimologia greca:“dia-logos” (gr. dia: attraverso, per mezzo di e logos: parola). Il logos eracliteo è infatti considerato nelle sue tre dimensioni fondamentali e quindi non solo ontologica e noetica, ma anche linguistica. La parola vi è intesa quindi non come elemento convenzionale, ma come parola sacra, portatrice della dimensione olistica della persona, nella sua dimensione relazionale, orizzontale e verticale, connessa cioè all’universo secondo i molteplici stati dell’essere. Parola rappresentativa dell’incarnazione dell’esperienza di vita e di pensiero, nel suo triplice senso manifestato, allusivo del quarto principiale non manifesto, come già insegnavano i Veda: parola interiore (Madhyama Vac), parola pronunciata (Vaikhari Vac), parola vivente (Pashianti Vac). Logos e mythos sono interconnessi. L’armonia del Logos non è fondata quindi sulla parola dialettica – essendo questa basata sull’agonismo della ragione armata e su un’attitudine autoreferenziale prevaricante (causa di rottura della tensione vitale dell’arco) – quanto piuttosto sulla parola dialogico-simbolica di tipo relazionale e quindi accogliente, in quanto aperta all’alterità, la cui invisibile armonia poggia in tal senso sul ritmo simpatetico dell’universo (gr. Sympatheia: le connessioni invisibili costitutive della realtà universale). In tal senso Logos è parola d’Amore e in quanto tale generatrice di vita e conoscenza.

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